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DITELO CON I FIORI
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Orchidea
Anacamptis Pyramidalis

Quando, diversi anni fa, camminando in una delle nostre cave, scoprii quasi per caso, un'orchidea, fui immediatamente colpito dalla particolarità del fiore, dalle sue dimensioni ridotte e dalla bellezza non appariscente ma tutta da scoprire e da godere quasi in contemplazione.

La Sicilia, come tutti i territori mediterranei, è ricca di orchidee e sul territorio della nostra provincia, in particolare, ne crescono diverse specie.
Le nostre orchidee sono residui della flora che cresceva nelle terre circum-mediterranee quando queste erano ancora coperte da piante equatoriali e abitate da animali ormai estinti da millenni.
Tutti sappiamo dei grandi mutamenti ambientali che sono avvenuti e dei cambiamenti climatici che si sono verificati; malgrado ciò e a causa di ciò, le orchidee dei territori mediterranei si sono adattate ai nuovi climi, alle nuove condizioni di vita, ai nuovi habitat: a differenza di quelle esotiche che crescono sui tronchi delle piante, le orchidee mediterranee, vivono tutte sul terreno e hanno spesso piccole dimensioni sia nei fusti che nei fiori.

Quando si parla di orchidee viene subito in mente il fioraio e le scatole di plastica trasparente; viene in mente il sottinteso messaggio nel donarle e il sottile fremito nell'accettarne il dono; sono orchidee che appartengono a specie esotiche, tipiche delle foreste pluviali, prodotte nelle serre specializzate.
Ma non sono queste le specie che ci interessano, seppure preziose e affascinanti talora misteriose e delicate. Noi siamo attratti maggiormente da quelle selvatiche e terricole, che vivono di una loro bellezza nascosta, non appariscente, maliziosamente povere o a volte splendidamente colorate nel loro territorio di crescita ma tutte fornite di un carnale fascino che seduce e conquista già dal primo incontro in quel costone assolato o in quella radura umida ed ombrosa.

Parti di una Orchidea

Sin dai tempi più remoti le orchidee hanno attirato l'attenzione dell'uomo, vuoi per la loro bellezza, vuoi per la possibilità di fornire un probabile alimento, vuoi per la speranza di costituire un rimedio valido a qualche malattia o a qualche impotenza. Ancora oggi le radici di alcune specie sono considerate eduli e quindi raccolte per essere consumate in vario modo e per vari scopi, non escluso quello curativo.
Uno studioso racconta, a questo proposito, che a Corfù si estraeva il thé dai tuberi "Orchis Laxiflora"; la parola "Salep",usata spesso da greci, francesi e da spagnoli per indicare le orchidee, deriva dal nome del pastone commestibile che si ottiene pestando i tuberi di queste piantine.
La scienza oggi ha scoperto che nessuna capacità terapeutica o taumaturgica si nasconde nel tubero delle orchidee.
Ma a questo punto è necessario puntualizzare e chiarire che tutte le orchidee sono piante in pericolo di estinzione e che i loro habitat naturali stanno scomparendo.
Evitiamo di raccoglierle, limitiamoci ad osservarle nel costone dove le abbiamo trovate o nella cava dove le abbiamo scovate; una buona fotografia vale più di un'orchidea raccolta.
Ci vogliono svariati anni prima che una colonia si installi in un posto e vi si stabilizzi. I fattori che concorrono alla germinazione dei piccolissimi semi sono diversi e non facilmente concomitanti, non ultimo la presenza di un fungo particolare che ha il compito di fornire il substrato nutritivo per la germinazione del seme e per lo sviluppo della piantina.

Sul territorio della nostra provincia si trovano colonie sufficientemente estese di specie come la "Barlia", la "Sphegodes", la "Fusca", la "Papilionacea", la "Italica" ; ma ci sono anche, colonie molto ristrette di specie particolari come l' "Hircinum" comunemente chiamato "Barbone" e, guardando bene l'immagine che riproduciamo si nota la parte centrale del labello contorto e allungato che ne giustifica il nome; o come quell'altra piccolissima colonia di "Elleborina bianca" che, crediamo, nel territorio ragusano, si trovi solo sulle pendici del Monte Lauro in pochissimi esemplari.
Un altro fattore importante per la germinazione, l'attecchimento e lo sviluppo delle orchidee è la necessità assoluta di avere un suolo privo di coltivazioni, arature e interventi dell'uomo in quanto alcune specie hanno bisogno di una lunga giacenza del seme nel terreno e quindi, anche il solo passaggio dell'aratro, può distruggere e fare estinguere un'intera colonia.
'Uomo nudo'  L'orchidea è decisamente un fiore difficile e oseremmo dire diffidente; non entra in competizione con le altre piante e si adatta a fiorire quando le erbe non sono ancora alte o a vivere in terreni poveri, franosi, tipici della macchia mediterranea, a substrato preferibilmente calcareo; quale territorio, sotto questo aspetto, e migliore del territorio ibleo?
La conservazione e la difesa del territorio e l'unico modo che abbiamo per preservare specie animali e vegetali in grave pericolo.
Conservare e difendere il territorio non vuol dire impedire il progresso e lo sviluppo, vuol dire invece evitare lo sperpero e il danneggiamento del bene "territorio",nel quale noi siamo gli ospiti e per giunta di passaggio.
Posti come Monte Lauro (a proposito, a giudicare dalle ultime opere stradali, si direbbe che lo sviluppo del Mezzogiorno debba passare tutto per le pendici di questo antico vulcano), Monte Casasia e tutte le nostre cave iblee, devono essere preservate e difese per la salvaguardia di specie particolari e di identità irripetibili.
Non sono un nostalgico del mulino ad acqua o dell'asino bardato o dell'aratro a scocca; ma e chiaro che noi iblei siamo figli di questa realtà territoriale che ci ha dato orizzonti bassi, cieli slavati, pianure interrotte, "chiuse" arse e che ogni elemento del territorio ha contribuito a strutturare la nostra personalità quale che sia.
A qualcuno interessa spianare e cementificare, ad altri interessa godere angoli di natura dove non arrivino le macchine, l'asfalto, il cemento; noi crediamo che questi ultimi siano nel giusto e che solo il rispetto di ogni forma di vita (e le orchidee sono forme di vita), possa assicurare uno sviluppo armonioso e corretto.
Lo scempio che sta avvenendo sulle pendici e sulla cima di Monte Lauro o sui fianchi delle nostre cave farà sentire i suoi effetti negativi a breve tempo, quando non ci sarà più nulla da fare tranne che rammaricarsi per aver perduto qualcosa di unico.
Lo studio e la classificazione di queste piante spontanee è abbastanza difficile sia per la frequenza di ibridazione e sia per la variabilità che si riscontra in una stessa specie da una zona ad un'altra, da un prato ad un altro, da una cava ad un'altra. I generi sono tantissimi e tutti con caratteristiche ben precise ma soggette, a volte, a lievi variabili.
Alcune contano un gran numero di specie, come per esempio "Ophrys" ed "Orchis";altri ne contano di meno o addirittura una sola, come "Cypripedium",che non è presente nel territorio ibleo e neanche in Sicilia ma che è in pericolo di estinzione in tutta l'Europa.

I tempi del mistero

Ophrys Speculum
Ophrys Speculum

II naturalista Linneo nel 1745 notò che fra il labello dell'"Ophrys" e alcuni insetti c'era somiglianza ed affermò che doveva esserci sicuramente una motivazione ma evitò di fare ipotesi.

Un'ipotesi, invece, fu formulata intorno alla metà del 1800 e sosteneva che la forma del labello potesse servire ai fiori per apparire già "occupati" da un altro insetto e quindi non avesse funzione di richiamo ma di deterrente.
All'inizio del 1900 in Francia, due studiosi scoprirono che soltanto i maschi si posavano sui fiori di orchidea e trovarono persino tracce di sperma ma, temendo il ridicolo, non divulgarono la scoperta.
Ophrys Bombyliflora
Ophrys Bombyliflora

Solo nel 1961 il professor Kullenberg condusse una serie di esperimenti dimostrando che l'attrazione prodotta dal fiore fosse di origine sessuale e che i peli e le macchie del labello, servissero a stimolare la copula. Infatti, recenti ricerche hanno dimostrato come, un insetto, messo di fronte all'alternativa di accoppiarsi col fiore o con la femmina preferisce la seduzione della simulazione e dell'inganno, tralasciando l'insetto reale.

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