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LA VERA STORIA DELL'OPHRYS MIRABILIS
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Anche quel mercoledì sera di maggio inoltrato ci eravamo riuniti per commentare le diapositive più interessanti realizzate nel corso della settimana, quando venne proiettata l'immagine di una orchidea che era una sfida agli orchiolofili del gruppo perché assomigliava sì ad una Ophrys fusca ma non lo era, molto evidentemente, per alcune particolarità di forma. Ne discutemmo un poco e poi passammo oltre ripromettendoci di andare a studiare il caso sulle nostre segrete fonti bibliografiche.

Invece non tornammo più sull'argomento per un po' di tempo, sino a quando Giuseppe Garrafa, che era l'autore della scoperta, non ci riferì di avere affidato l'immagine ad un gruppo di studio delle orchidee da cui attendeva una risposta.

Era una di quelle sere ancora fresche e profumate di essenze mediterranee della tarda primavera del 1989. La data è importante perché in quel mese e in quell'anno ebbe inizio la storia di una bellissima orchidea spontanea a cui è stato attribuito il nome di Ophrys mirabilis.

Per anni non se ne parlò più. Trascorse il tempo fra mostre e pubblicazioni sulla natura iblea quando poi mi capitò di leggere, due anni fa un articolo di Rosario Galesi sulla rivista del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee spontanee) in cui si riportava la descrizione di una orchidea di recente classificazione e vi si segnalava il reperimento di una nuova stazione di crescita.

Quella segnalazione era molto importante perché confermava l'esistenza stessa di un'orchidea ancora messa in dubbio da molti autori e che era l'unica rappresentante in Sicilia del gruppo di Ophrys fusca-lutea senza solco mediano basale. Fu in seguito alla lettura di quell'articolo che mi ricordai della riunione al Pentaprisma (la associazione fotografica) in cui Peppino Garrafa ci aveva presentato un'orchidea inconsueta. Feci di tutto per rivedere quelle immagini ormai sbiadite nella memoria ed anzi, visto che eravamo nel periodo di fioritura, chiesi che mi portasse nel luogo del rinvenimento. Partimmo di sabato dopo pranzo e, a pochi Km. da Ragusa, in un luogo ameno e silenzioso, verso Giarratana, non seppi trattenere un moto entusiasta di immensa sorpresa: "Peppino, ma questa è la Ophrys mirabilis!".

Ophrys mirabilis: piccolo, tenero fiore sorprendente e stupendo che rappresenta "una gemma di più per la più grande isola del Mediterraneo", così come l'hanno chiamata e definita P. Geniez e F. Melki, gli autori francesi che l'hanno scoperta il 18/04/1990 nel comune di Gela in prossimità di monte Formaggio.


Ophrys Mirabilis: assenza di solco basale

Geniez e Melki compresero subito di avere incontrato un'orchidea straordinaria e assolutamente nuova per la flora siciliana, grazie ad alcune peculiarità che la distinguevano da tutte le altre Ophrys del gruppo O. fusca sensu strictu sino ad oggi riconosciute presenti nella nostra isola Gli autori francesi dunque le attribuirono il bel nome che porta e ne fecero la classificazione pur avendone trovato soltanto tre esemplari. Poi R. Galesi, dell'Istituto di Biologia vegetale ed Ecologia dell'Università di Catania, rinvenne nel 1993 una seconda stazione di O. mirabilis con 10 esemplari nel territorio di Aidone e descrisse le sue Orchidee facendo il raffronto con la descrizione di Geniez e Melki.

Mathè M.H. ha segnalato un'altra stazione di Ophrys mirabilis vicino Solarino ma senza informazioni sulla entità numerica.

Nel 1994 venne pubblicata una Guida molto accurata sulle Orchidee d'Europa ad opera di un autore belga, Pierre Delforge, ma con sorpresa degli Orchiolofili, in essa non si faceva menzione della Ophrys mirabilis e, facendo una illazione del tutto personale, la ragione di ciò potrebbe essere stata una certa perplessità sul numero estremamente esiguo di esemplari su cui era stato condotto il lavoro di classificazione.

Arriviamo così al mese di aprile del 1996 e ritorna alla ribalta l'orchidea negletta che Garrafa aveva scovato in una piccola valle degli Iblei.

Dopo aver confermato l'identità dell'orchidea, subito la ritrassi fotograficamente ed ebbi modo di constatare due dati di grande rilievo: la stazione iblea era la più cospicua per numero di esemplari e inoltre, grazie alla rilevante densità della popolazione, offriva l'opportunità di osservare una certa variabilità intraspecifica, fluttuante fra la descrizione di Geniez e Melki e quella di Galesi.

Sino a quel giorno le uniche stazioni descritte di Ophrys mirabilis erano estremamente esigue per numero di esemplari: quella di Monte Formaggio 3; quella di Aidone 10. La nostra stazione iblea, su una superficie di circa 1 Ha contava più di 250 esemplari. Eseguii di fretta le immagini ed i rilevamenti comunicando i dati al convegno nazionale GIROS di quell'anno a Monte Baldo e poi a Bologna.

In entrambe le circostanze Ophrys mirabilis ha suscitato la curiosità e l'interesse di studiosi e appassionati. Ma Ophrys mirabilis merita anche un'attenzione particolare da parte degli amanti della natura Iblea e delle autorità preposte alla cura e salvaguardia dell'ambiente perché sembra essere una specie endemica della Sicilia sud orientale, rara e in pericolo di estinzione.

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