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RAGUSA SOTTERRANEA
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Le due cave più prossime alla città e che presentavano abbondanza di calcare erano Cava Gonfalone e Cava Santa Domenica. Nel '700 si aprirono nei versanti di questi due valloni, enormi antri che poi venivano riutilizzati come ricovero di animali o per attività collaterali alla estrazione della pietra (produzione della calce). La cava diventava quindi "luogo della vita e del lavoro di tutti i giorni".
Il sito di origine delle due cave va dal luogo dove attualmente sorge la stazione ferroviaria fino alla confluenza con la Santa Domenica.

Cava S. Domenica

La Cava Santa Domenica o Cava grande, era collegata alla città da numerose strade e  veniva coltivata in maniera intensiva grazie all'acqua abbondante che vi scorreva. Dentro la cava troviamo enormi grottoni sostenuti da pilastri in pietra; lungo l'attuale fognolo invece troviamo un'edicola sacra.
Proseguendo c'è una latomia divisa in due da una "saia" sopraelevata, lunga circa 15 metri poggiata su un muretto, che raccoglie le acque provenienti da una fessura sulla parete.

Cava del Gonfalone

L'altra vallata è la Cava del Gonfalone, che nasceva sotto l'attuale Via Dante. La piccola valle fu con "solerzia" riempita di detriti e gli ingressi delle "pirrere" chiusi per sempre come occhi di defunti. Le uniche vie d'accesso a queste eredità sotterranee sono alcune botole. Nella latomia si trova un'antica macina ancora in buone condizioni che fa supporre il riutilizzo come frantoio per le olive. 

Un'altra interessante latomia si trova un pò più avanti, scavata tutta a punta di piccone con 58 pilastri. Ai piedi di alcuni pilastri, bassi muretti a secco delimitano spazi angusti, forse ripostigli per attrezzi. Il pavimento è discontinuo dovuti forse alla diversa qualità della pietra. Parecchie scritte di tema religioso, in vernice rossa, esortano l'uomo a non bestemmiare e "camminare diritto". Vi si leggono due date: 1929 e 1932.

Il materiale fotografico e i testi sono tratti da "La Provincia di Ragusa"

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